C’era una volta un uomo che venne ferito da una freccia avvelenata.
Quando i famigliari chiamarono un medico per fargli estrarre la freccia, l’uomo si rifiutò, dicendo che prima voleva sapere chi fosse stato a ferirlo, a quale casta appartenesse, da dove venisse e perché aveva colpito proprio lui.
Voleva anche conoscerne l’altezza, la forza, il colore della pelle, il tipo di arco utilizzato per scoccare la freccia e se la corda dell’arco fosse fatta di canapa, seta o bambù.
Così, nel suo continuo insistere per sapere se le piume della freccia fossero di avvoltoio, pavone o falco, e se l’arco fosse comune oppure curvo o di oleandro, l’uomo morì prima ancora di avere anche solo una delle risposte alle sue numerose domande. (Parabola della freccia avvelenata)
Senso delle priorità o priorità senza senso?
Questa è una domanda che forse dovremmo porci più spesso, per non rischiare, in determinate circostanze, di focalizzarci su questioni irrilevanti invece di fare ciò che è funzionale in quel preciso momento.
Questa parabola ci ricorda tre fattori che si frappongono tra noi e la realizzazione dei nostri obiettivi.
- A volte creiamo diversivi che ci distraggono dal prendere decisioni importanti e dall’intraprendere azioni tempestive per l’ottenimento di un risultato
- Procrastinando le nostre decisioni, spesso creiamo condizioni peggiori della situazione iniziale che stiamo in qualche modo evitando di affrontare
- La conseguenza di rimandare una decisione difficile è che alla fine diamo a noi stessi meno opzioni tra cui scegliere
Ogni sorta di difficoltà può apparirci all’orizzonte in qualsiasi momento della nostra vita; la mente, in questi casi, può essere il nostro miglior alleato o il nostro peggior nemico. Possiamo concentrarci sulle priorità del presente ed utilizzarla in maniera creativa per superare ostacoli e raggiungere traguardi ambiti; oppure possiamo impiegarla in modo improduttivo rendendo ogni possibile soluzione un problema!